venerdì 18 maggio 2007

La pubblicità online fa ingrassare i bambini


Secondo una ricerca Usa, l'elevato numero di pubblicità alimentari favorirebbe l'obesità infantile: i social network principale bersaglio

WASHINGTON – Sempre più spesso, il mondo dei pubblicitari si rivolge direttamente ai più giovani; rientrano nel flusso del mercato sia gli adolescenti, che essendo dotati di paghetta settimanale sono già veri e propri consumatori, sia i bambini, che influenzano le spese familiari. I mezzi preferiti dalla comunicazione commerciale sono televisione e internet, cioè i principali luoghi virtuali di svago per i giovani. Se i prodotti pubblicizzati fossero solo capi di abbigliamento o giocattoli, le conseguenze per i genitori sarebbero solo di natura economica, ma quando gli spot promuovono cibi, le implicazioni riguardano anche la salute.
LO STUDIO –
BusinessWeek ha presentato una ricerca, condotta da Kathryn Montgomery per il Centro per la Democrazia Digitale e per il Berkeley Media Studies Group, in cui emerge una preoccupante relazione tra la pubblicità online e il livello di obesità infantile degli Stati Uniti. I luoghi in rete più ricchi di pubblicità alimentari sono proprio i social network, le chat e i videogiochi, ambienti che sono maggiormente frequentati dai più giovani. Secondo i ricercatori, l'elevata obesità è influenzata dal numero crescente di inserzioni pubblicitarie presenti su questi siti; nemici di ogni genitore sono oggi quelle immagini e promozioni che rappresentano cibi da fast food, merendine ipercaloriche, bevande gassate e spuntini grassi. La ricerca è stata interamente pubblicata online ed è consultabile sul sito Digitalads .
LA NORMATIVA – I risultati della ricerca sono stati infine inviati alla Federal Trade Commission (Ftc) con la speranza che possa nascere al più presto una regolamentazione per difendere i bambini dall'online marketing. Per definire l'impatto delle pubblicità alimentari sui giovani, la stessa Ftc sta effettuando un sondaggio che coinvolge diversi mezzi di comunicazione, senza limitarsi al web, per valutare un'eventuale normativa di carattere generale. Negli Stati Uniti, la legge sulla protezione della privacy online dei minori impedisce alle aziende di raccogliere dati riguardanti i bambini, impedendo quindi una profilazione di consumo più dettagliata, come quella degli adulti; nonostante ciò, le campagne rivolte ai giovani raccolgono consensi.
PROMOZIONI MALIGNE – Gli stimoli che giungono dalle aziende alimentari sperimentano nuovi messaggi e canali con l'obiettivo di coinvolgere i baby-consumatori. Al di fuori della rete, per esempio, oltre seicento fast food in California offrono buoni gratuiti per i dessert a chi invia un messaggio dal proprio cellulare; anche nelle bevande ad alto contenuto di zuccheri si trovano codici promozionali che attirano gli adolescenti. In difesa della pubblicità, il panorama internazionale comprende anche esempi positivi che promuovono nelle proprie comunità virtuali il consumo di cibi salutari; ma si tratta comunque di casi irrilevanti per il mercato globale.

Nessun commento: