mercoledì 10 ottobre 2007

Yahoo! lancia la sua piattaforma di behavioural targeting

In occasione dell’edizione 2007 dello‘Iab Forum’,
Yahoo! presenterà in Italia la piattaforma
di behavioural targeting, una nuova modalità
che permette di inviare creatività ad
hoc agli utenti il cui recente comportamento
indica una predisposizione verso l’acquisto
di una categoria di prodotti o servizi. La
soluzione Yahoo! vuole aiutare le aziende che
utilizzano internet per il proprio business a
ottimizzare gli investimenti. “Grazie al Behavioural
Targeting - ha dichiarato Massimo
Martini, general manager di Yahoo! Italia -
Yahoo! si conferma il partner d’eccellenza
per agenzie e inserzionisti e rinnova il suo
costante impegno per fornire ai clienti soluzioni
avanzate e vincenti per le pianificazioni
di online advertising La nuova soluzione
di behavioural targeting, che ha già riscosso
notevoli successi in Usa, Gran Bretagna e
Germania, è stata sviluppata totalmente da
Yahoo! e appositamente studiata per rispondere
nel modo più efficace alle esigenze dei
clienti italiani”.

lunedì 23 luglio 2007

Eba Forum: se il marketing è innovativo nell’era della partecipazione

I nuovi trend dell’advertising digitale e del commercio elettronico in una due giorni di incontri, confronti e tavole rotonde andata in scena a Milano.
Il 29 e il 30 giugno Milano è stata capitale del marketing innovativo con la due giorni di Eba Forum - Everything but Advertising organizzato da Wireless, che ha attratto un pubblico composto da esperti del settore e operatori interessati ad apprendere o trasferire cultura sull’innovazione del comparto. Parallelamente, in co-location all’interno di Palazzo Affari ai Giureconsulti, si è svolto Italian e-commerce Forum organizzato da Netcomm. In poche parole, per il marketing digitale (e non solo) un appuntamento centrale. La conferma arriva dal valore degli interventi che hanno arricchito entrambe le manifestazioni. Durante Italian e-commerce Forum è stata presentata la ricerca 2007 sul mercato e-commerce business-to-consumer, condotta da Netcomm in collaborazione con Politecnico di Milano. Dai dati ha preso spunto il dibattito con i protagonisti del settore. L’obiettivo è stato individuare gli elementi positivi e quelli critici per tracciare le linee guida dell’evoluzione del mercato italiano ed estero, con l’aiuto di diversi ospiti internazionali. Il nuovo utente della rete, invece, è stato al centro della prima giornata di Eba Forum, quando è stato offerto una sorta di brief iniziale sull’argomento web 2.0 e sulle nuove tecnologie che a esso si legano. Quest’ultime svolgono un ruolo fondamentale che, inevitabilmente, si riflette sul comportamento strategico delle aziende che puntano a raggiungere il “nuovo” cliente, che non accetta più i vincoli passivi legati alla propria condizione di consumatore tout court. Oggi, è l’utente che sceglie il modo in cui deve essere raggiunto, perché conscio delle nuove dinamiche che lo pongono allo stesso livello delle aziende. Via dunque alla democrazia di internet, caratterizzata da amicizie, conoscenze, voci fidate. È l’era della partecipazione, dunque, che si concretizza attraverso una serie di contenuti user generated, gelosa della propria indipendenza e vogliosa di community, all’interno delle quali distribuire il frutto della propria o dell’altrui creatività, tradotta in video, musica, immagini e quant’altro transiti online. Di fronte a questa trasformazione digitale si levano il cappello i media tradizionali, smaniosi di una convergenza che li inviti a banchettare alla tavola del web 2.0. Internet, mobile, Second Life: la scelta della piattaforma è all’altezza di ogni gusto, le possibilità di interconnessione fra tali strumenti sono infinite. Di questo e altro si è discusso durante la tavola rotonda che ha dato il via a Eba Forum, moderata da Alberto D’Ottavi, giornalista e blogger nonché autore del libro “web 2.0 - Le meraviglie della nuova internet”. Protagonisti della discussione, Diego Bianchi, videoblogger e responsabile dei contenuti editoriali di Excite Italia; Antonio Sofi, docente di tecnologia e nuovi media all’Università di Firenze; Luca Vanzella, blogger e responsabile R&S in Daimon; Luca Galli di Neos e Milano Living Lab; Alberto Cottica, economista e musicista fondatore di Modena City Ramblers e Fiamma Fumana, nonché presidente di The Hub; David Orban, ceo di Questar e “istigatore” della comunità di Vulcano su Second Life. Dopo una prima infarinatura circa il soggetto al quale fare riferimento, il secondo giorno di Eba Forum si è incentrato sul concetto di innovazione e sulle strategie di marketing da adottare in questo nuovo ambiente socio-culturale. Tutti i relatori si sono trovati concordi su un concetto in particolare: per mantenere il passo dell’evoluzione in atto, l’advertising deve essere innanzitutto innovativa, creativa e cavalcare l’onda delle nuove piattaforme tanto popolari oggi.Marketing e adv, un binomio che deve prendere spunto dalla realtà che ci circonda per trovare argomenti convincenti nei confronti del proprio obiettivo. Una realtà in rapida evoluzione, un mondo digitale che cambia e impone lo stesso atteggiamento agli operatori. Basti pensare ai grandi player che gareggiano nella corsa all’acquisizione di società che operano nella comunicazione digitale. Quelle in grado di recepire le novità che caratterizzano il consumatore moderno, insomma.Un discorso focalizzato sul modo più adatto per ottenere il gradimento del nuovo consumatore, attraverso strategie di marketing che non dimentichino i vari strumenti del social networking (blog, community, forum, chat, eccetera), ma sappiano anche coinvolgere l’utente offrendogli un piedistallo dal quale essere partecipante attivo della comunicazione. Ma dalle parole è necessario passare ai fatti, cercando di essere pratici e mantenendo sempre sotto osservazione il polso di una realtà mediatica che si evolve con una rapidità sconcertante. Web 2.0, viral marketing, passaparola, gli strumenti per conquistare il cliente tecnologico sono sotto gli occhi di tutti, ma questo non è sufficiente. È, innanzitutto, necessario farne buon uso, con coscienza e soprattutto cum granu salis, al fine di non trovarsi irrimediabilmente in ritardo nella corsa verso il futuro del marketing. Le zavorre sono fuori luogo, i tentennamenti, idem. Le aziende devono avere il coraggio di rischiare, magari affidando lo sviluppo della creatività all’esterno, a chi detiene il know how adeguato a non perdere il treno in corsa. Concetti fondamentali, di cui hanno discusso durante una seconda tavola rotonda Enrico Gasperini, presidente consulta digitale, Assocomunicazione; Mauro Lupi, coordinatore europeo di Sempo; Sergio Meacci, presidente del comitato tecnico scientifico di Aism; Guido Corti, vice presidente Adico e Layla Pavone. A loro è stato affidato, nell’occasione, l’arduo compito di fornire risposte alle domande che ogni azienda oggi si pone. Quesiti ai quali solamente il tempo e la volontà di cambiare mentalità potranno dare risposta. Ma, intanto, è imprescindibile compiere il primo passo verso l’innovazione.

mercoledì 18 luglio 2007

NMR: gennaio-maggio 2007 in pari col 2006. Cala la tv, vola internet

Gli investimenti pubblicitari nel periodo gennaio-maggio 2007 hanno superato i 3.932 milioni totalizzando +0,1% rispetto all’omologo 2006. Maggio 2007 ha fatto registrare il +0,8% sul maggio 2006. Pesante il calo della tv nei primi cinque mesi (-2,7%) e nel singolo mese (-1,9%). Per la stampa, nel suo complesso, la crescita sul periodo cumulato è del 3%. In ripresa la radio (+2,5%). Sono sempre in forte crescita gli investimenti su internet: +42,5% da gennaio e +42,7% sul mese.
[18/07/2007 - 12.00] Gli investimenti pubblicitari nel periodo gennaio-maggio 2007 hanno superato i 3.932 milioni: +0,1% rispetto all’omologo 2006. Maggio 2007 ha fatto registrare il +0,8% sul maggio 2006. Tra i principali settori, si segnalano le performance dell’Abbigliamento (+18,3%), della Gestione Casa (+9%) e del Turismo/Viaggi (+13,9%). Segno negativo per gli Alimentari (-2,9%) e le Telecomunicazioni (-6,3%). Stabili le Auto (+1,1%). L’analisi a livello di mezzi registra per la Televisione un calo nei cinque mesi (-2,7%) e nel singolo mese (-1,9%). Per la Stampa, nel suo complesso, la crescita sul periodo cumulato è del 3%. I Quotidiani a pagamento hanno fatto registrare +3,6%, con la Commerciale Nazionale a +3,6%, la Locale a +3,9% e le tipologie Di Servizio e Rubricata a +3,2%. I Periodici, grazie al buon andamento degli ultimi mesi, hanno chiuso il progressivo a maggio a +2,1%. In ripresa la Radio che archivia questo inizio d’anno a +2,5%. Penalizzati Affissioni (-4,9%) e Cinema (-16,5% a schermi non omogenei), mentre sono sempre in forte crescita gli investimenti su Internet: +42,5% da gennaio e +42,7% sul mese. Tlc, Finanza/Assicurazioni e Tempo Libero sono i settori che investono di più sul web. Ai mezzi tradizionalmente monitorati da Nielsen Media Research, quest’anno si sono aggiunti da gennaio i quotidiani free press (City, Leggo, Metro e 24 Minuti e da maggio il free&pay E Polis). In cinque mesi, la raccolta pubblicitaria complessiva è stata di circa 46 milioni con oltre 39.000 annunci pubblicati. Nuova anche la rilevazione dei Canali satellitari Sport 1, Sky Cinema 1, Sky Tg 24, Fox, Fox Life, Discovery Channel e Jetix. Nei mesi di aprile e maggio gli investimenti pubblicitari sono stati di circa 20 milioni con oltre 114.000 annunci trasmessi.

venerdì 6 luglio 2007

Bacardi consiglia di non aver paura del buio

Il progetto di E3 è basato sul concetto di oscurità per il Bacardi B-Live
Ancora una volta è internet uno dei canali privilegiati per la comunicazione delle iniziative di Bacardi. È infatti online da martedì 3 luglio il nuovo sito www.bacardiblive.it realizzato da E3 per promuovere l’edizione 2007 del Bacardi B-Live, l’evento multisensoriale che si terrà a Milano il prossimo 11 luglio presso il Palazzo del Ghiaccio. Bacardi B-Live è un’esperienza multisensoriale globale che unisce la musica dei migliori artisti all’interno di una location inusuale e inaspettata arricchita di allestimenti molto coinvolgenti. La serata sarà dominata dal buio assoluto e anche il sito ideato dall’agenzia ha nel buio il suo leitmotif principale. Le persone che arriveranno per la prima volta sul sito si troveranno di fronte a una home page classica, con tutti gli elementi della serata impaginati su fondo bianco, visibili e cliccabili che però, una volta cliccati, spegneranno letteralmente il monitor per fare spazio a un buio totale e assoluto della durata di alcuni secondi. Sarà il filmato di una lampadina a introdurre il sito vero e proprio, un ambiente dominato dal buio dove anche la freccia del mouse diventa nera e si perde nell’oscurità quando non viene utilizzata per navigare. I contenuti principali del sito sono comunque sempre visionabili attraverso il bottone “easy light”, che è sempre presente e visibile anche senza cercare nel buio. Alcune sezioni del sito, inoltre, sono raggiungibili sempre da link diretti e visibili. Il concorso è una di queste sezioni e attraverso “Vinci Bacardi B-Live” è possibile tentare la fortuna per aggiudicarsi uno dei 500 inviti per la serata. Il meccanismo di gioco di questo contest è ispirato alla percezione tattile degli oggetti che avviene in mancanza di luce: le persone, dopo avere visto velocemente tre oggetti (una bottiglia di Bacardi Superior, un bicchiere di vetro e un pestello) dovranno riconoscerli al buio del monitor toccandoli con il mouse e intuirne la fisicità attraverso dei bagliori che riproducono la percezione tattile. Chi indovina l’oggetto al buio può partecipare all’estrazione puramente casuale di un biglietto ma chi non è fortunato al primo tentativo può acquistare un credito ulteriore se invita un amico a giocare, e l’amico gioca a sua volta. La campagna pubblicitaria pianificata e ideata da E3 prevede post sponsorizzati sul network di Blogo.it, il messenger di Msn, Gazzetta.it, Ticketone.it e i siti Milano Tonight e Roma Tonight. Con questi due ultimi siti in concessione ad Adv Company è stata implementata una sponsorizzazione completa delle home page e per la prima volta nella storia commerciale di questi due siti è stato sponsorizzato anche il frequentatissimo forum dove le persone si scambiano consigli sulla nightlife delle rispettive città. Il claim della campagna pubblicitaria, come dell’evento stesso, è “Don’t be afraid of the dark” e i formati pubblicitari sono incentrati sull’interattività: alcuni presentano una lampadina nera su fondo bianco che, se trascinata, rendono scuro il formato pubblicitario mentre la lampadina diventa luminosa; altri giocano sull’effetto teaser e presentano una lampadina su un fondo nero e solo passando sopra la lampadina questa acquista di luminosità e permette la lettura del banner. Con la direzione creativa di Maurizio Mazzanti hanno lavorato l’art director senior Lorenzo Colombo per quanto riguarda il sito e la campagna pubblicitaria, l’art director Daniela Dragonetti per il concorso insieme all’illustratore Fabrizio Milioni, i web developer Marco Buzzotta e Alberto Inuggi.

giovedì 5 luglio 2007

E-mail Marketing: "8 secondi per catturare l'attenzione!"

Secondo un'indagine eseguita da Silverpop su 150 E-mail marketing, le campagne avrebbero bisogno di "landing Pages strutturate in modo diverso e migliore", la ricerca ha trovato infatti che molte di queste non riescono ad attirare rapidamente l'attenzione degli utenti e che alcune sono confuse e troppo piene, tutto ciò malgrado gli studi che indicano che fino al 50% degli utenti una volta arrivati alle landing pages, l'abbandonano dopo soli 8 secondi.




Sulle landing Pages l'attenzione va afferrata rapidamente e bisogna tenere i lettori interessati, altrimenti gli utenti si allontanano facilmente, tutto questo secondo la ricerca "8 Seconds to Capture Attention: Silverpop's Landing Page Report".
Ecco alcuni risultati chiave del rapporto: la confusione iniziale di arrivare ad una pagina Web che non abbina il look ed il tono dell'e-mail può condurre gli utenti ad abbandonarla velocemente, tuttavia il 35% delle landing pages riviste da Silverpop non avevano gli stessi look dell'e-mail che ha generato il click.
Rinforzare il "call-to-action" che ha generato il destinatario dell'e-mail per far scattare il click, la pratica migliore è di ripetere l'offerta sulla landing pages; tuttavia, il 55 per cento delle landing pages non hanno ripetuto in modo forte l'offerta promozionale dell'e-mail.



Clienti e consumatori non più target, ma partner!

Si è svolto lunedì a Torino l'incontro su "La comunicazione aziendale ieri, oggi e domani" organizzato dal Club del Marketing e della comunicazione, Club della comunicazione d'impresa, Mediawatch e Cdvm.Danilo Arlenghi, presidente del Club del Marketing e della Comunicazione ha moderato i lavori e ha aperto l'incontro sottolineando che "il valore della comunicazione aziendale è indiscutile perchè essa è il tessuto connettivo tra il mondo della produzione e il mercato, è il terreno di coltura dei meccanismi di scambio, è lo strumento indispensabile, sia per parlare all'interno dell'impresa sia per dialogare con i pubblici esterni. Un asset insostituibile e necessario per la crescita delle società italiane delle quali l'80% non comunica o lo fa in modo inefficace e sottostimato. Chi non comunica non esiste nella società dell'informazione, nell'era della comunicazione. Comunicare, quindi per esistere."Pierluigi Falabrino, storico della pubblicità, ha poi tracciato un breve excursus degli ultimi sessant'anni della comunicazione, passando dalla povertà contadina al consumismo, dalla tradizione dei manifesti alla pubblicità orientata al marketing. Si è soffermato sull'era di Carosello giungendo sino alla rivoluzione televisiva e ai nuovi linguaggi della persuasione.Ha preso poi la parola Lorenzo Marini. L'ironico e poetico creativo italiano ha rilevato che "la comunicazione italiana va verso un inversione di tendenza, quasi paradossale. Gli italiani spiegano troppo, parlano in modo eccessivo del prodotto, delle sue qualità, dei suoi benefici, dei suoi utilizzi, senza pensare al consumatore". Marini prosegue con delle citazioni: "Voltaire ammoniva: il segreto per annoiare è dire tutto. Invece i nostri cugini d'Oltralpe accettano di trasformare i trenta secondi in spettacolo, relegando il prodotto alla risposta finale. Quello che facevamo noi ai tempi di Carosello. Diceva Verdi: Ritorniamo al passato e sarà il futuro!" Ha fatto da contraltare poetico Arlenghi: "Traslando il Pascoli: C'è qualcosa di nuovo oggi nella comunicazione, anzi d'antico!"Ha proseguito Lorenzo Marini: "Si dice che l'eccesso di mercificazione uccida la merce. Troppo prodotto, e troppa materia non favoriscono il desiderio e il sogno. Noi sappiamo che la nuova frontiera della pubblicità non è più vendere merci ma creare desideri e che la guerra tra i vari prodotti è divetata sfida tra i vari segni, tra i differenti simboli. Diceva Charles Revlon: 'In fabbrica produciamo cosmetici, nei negozi vendiamo speranze'. Da un certo punto di vista possiamo dire che la comunicazione ha successo quando incarna la sociologia del momento, non quando la anticipa o posticipa, poichè non in sintonia con i tempi.Il futuro della pubblicità commerciale è quello di diventare sociale, culturale, valoriale".
Che ci sia un nuovo paradigma di comunicazione per il successo dell'Impresa lo ha detto in sala Luigi Ferrari, professore associato alla facoltà di psicologia di Milano Bicocca. Per Ferrari va evidenziato il ruolo centrale della comunicazione d'impresa per il progresso e l'evoluzione delle aziende stesse, C'è un passaggio epocale, target a partner. "Il vecchio modello consumatore-target inizia a vacillare - dice Ferrari -, gli imprenditori avvertono questo pericolo, ma non sembrano ancora in grado di definire un approccio più avanzato a questo nuovo consumatore, un individuo che si va profilando sul teatro d'azione delle imprese e del mercato".
Ed è proprio la nuova visione del consumatore come individuo con tanto di cuore e ragione che ha permesso a Giampiero Pelle, manager di Ammiro Partners, di affermare che " l'utilizzatore finale, sia esso cliente, consumatore o fruitore va studiato e conosciuto al fine di far sì la comunicazione sia misurabile tangibilmente in termini qualitativi e quantitativi. Ciò sarà sempre più attuabile grazie ad iniziative tailor made di direct communication e in particolar modo di e-mail marketing".
L'estrema utilità della comunicazione interna è stato il tema affrontato da Alessandro Matarozzo, manager di HRD Training Group che ha così affermato: "Comunicare con i pubblici interni all'azienda è fondamentale così come comunicare con quelli esterni, perché l'azienda tutta sia un unico team orientato al successo e pervaso della stessa vision e mission. Sono altresì significative e funzionali azioni di team building e team working a livello di gruppo ed iniziative di personal empowerment, cosi di leadership e di motivazione a livello di singolo manager".
Ha chiosato Arlenghi chiudendo la conferenza: "Le tre parole d'ordine della comunicazione prossima ventura saranno dunque emozione, personalizzazione, relazione".

lunedì 2 luglio 2007

Nielsen//Netratings, a maggio 22,8 milioni di navigatori

Nielsen//Netratings comunica i dati ufficiali relativi allo scenario Internet in Italia nel mese di maggio 2007, il secondo rilascio con la nuova metodologia e con un panel da circa 15.000 individui. Sono 21,4 milioni gli utenti che si sono connessi al web almeno una volta a maggio da casa e/o da ufficio, 8,3 milioni quelli che si sono collegati solo da ufficio. Il dato sale rispettivamente a 22,8 milioni e 8,5 milioni se si includono anche gli utilizzatori di applicazioni quali gli instant messenger e i media player. Rispetto al mese di aprile, quando tipicamente le festività riducono l’utilizzo di Internet, a maggio si registra un aumento del numero di navigatori attivi (in media del 4% considerando i diversi luoghi di accesso e l’utilizzo o meno delle applicazioni) e dei consumi del mezzo (in media dell’11%): gli internauti hanno ormai una frequentazione della rete più che giornaliera (35 sessioni in media contro le 30 di aprile) e con riferimento al tempo speso, coloro che accedono dall’ufficio passano online 30 ore nel mese contro le 25 di aprile, mentre i navigatori da casa dedicano al web circa 15 ore al mese, una in più rispetto ad aprile. Analizzando per profilo demografico il tempo speso complessivamente al pc si conferma un utilizzo ben più elevato per gli uomini rispetto alle donne (oltre 50 ore il tempo medio speso al computer da casa e/o da ufficio contro le 46 ore delle donne), ma è interessante notare che il gap si sta riducendo (era superiore alle 10 ore solo un anno fa) e soprattutto che all’interno dei due generi, gli heavy users sono in differenti fasce d’età: gli uomini che passano più tempo davanti al computer hanno dai 35 ai 49 anni, con oltre 59 ore, mentre le donne sono più giovani, di età compresa tra i 21 e i 34 anni e un tempo speso di circa 60 ore. Per quanto riguarda le categorie di siti più visitate nel mese di maggio, le scadenze fiscali e il pagamento delle imposte fanno crescere l’utenza dei siti finanziari, in particolare quelli di banking online (8,8 milioni, +14% rispetto ad aprile) e quella del sito di Agenzia delle Entrate (+38%).

lunedì 25 giugno 2007

Web advertising a gonfie vele negli Usa: 35 miliardi entro il 2011

Gap che l'Italia paga nei confronti degli Stati Uniti per quanto riguarda il "consumo" di Internet è come noto parecchio consistente, anche se a più riprese molti addetti ai lavori che operano nel Belpaese hanno ribadito come il Web nostrano si stia finalmente avviando alla piena maturità, guardando con attenzione ai servizi della Rete di seconda generazione. I dati resi noti dalla PricewaterhouseCoopers nel proprio rapporto "Global Entertainment and Media Outlook" sono in ogni caso un parametro significativo per capire come nella terra dove Internet è nata e diventata grande i volumi di spesa prodotti dalla pubblicità on line e dai consumatori per accedere al Web siano tutt'oggi in forte sviluppo. Stando alla società di ricerca, infatti, la crescita combinata della domanda su base annuale è prevista in crescita a doppia cifra almeno fino al 2011, trainata da una parte dalle connessioni ad al alta velocità e dall'altra dalla diffusione di siti di social networking e per il digital entertainment.In soldoni la sommatoria fra investimenti pubblicitari e costi per l'accesso alla Rete negli Usa potrebbe arrivare a valere fra quattro anni poco meno di 75 miliardi di dollari, dai 47,2 miliardi consolidati a fine 2006. Quello dell'advertising on line, in particolare, è un business in crescita di oltre il 10% e tale curva di sviluppo confermerà gli States quale primo mercato al mondo in questo campo con oltre 35 miliardi di dollari stimati per il 2011, nonostante per quel tempo sarà la Cina il Paese con il maggior numero di utenti del Web. Fondamentale, alla causa statunitense, il ruolo di "hub" (da centrale cioè per erogare servizi voce, dati e video, Tv compresa) che Internet è destinato a fare proprio su scala globale nei prossimi cinque anni. Del 7,1%, invece, l'incremento previsto da PwC per quanto riguarda la spesa dei consumatori americani per gli accessi, che ammonterà alla fine del periodo considerato a circa 43 miliardi di dollari. Gli investimenti in infrastruttura profusi dagli operatori di telecomunicazioni faranno il paio con la "voglia matta" di banda larga da parte degli utenti per modificare sostanzialmente lo scenario del business degli accessi negli Usa: le classiche connessioni "dial-up" via doppino telefonico, questo sentenzia il report di cui sopra, perderanno mediamente circa il 25% in valore ogni anno mentre i collegamenti "broadband" sono destinati a crescere dell'11,9% per arrivare a generare oltre 41 miliardi di dollari di fatturato entro il 2011. Fra poco meno di quattro anni gli utenti a banda larga attivi negli States saranno 89 milioni, in virtù di un incremento annuo composito del 12,2%.Numeri che fanno impallidire quelli dell'Internet made in Italy? La risposta è scontata, nonostante pure in Italia il mercato della pubblicità on line stia correndo a doppia cifra. Il problema, semmai, è di natura dimensionale: le cifre in gioco sono ancora così modeste che per farsi notare dovrebbe crescere – e il "consiglio" è stato lanciato da Massimo Martini, General Manager di Yahoo! Italia, in occasione della presentazione agli inserzionisti italiani della nuova piattaforma di search advertising Panama - a tre cifre, superando di slancio freni inibitori ormai atavici (vedi la diffusione parziale degli accessi broadband) e consuetudini che fanno da tappo allo sviluppo in chiave marketing del Web (come il peso dominante della Tv nel mercato pubblicitario).

Il Sole 24 Ore - Gianni Rusconi

martedì 19 giugno 2007

USA: In calo gli investimenti dell'ADV, ma non su Internet!


Gli investimenti pubblicitari sono tornati a salire lievente nel primo trimestre 2007, ma perdono lo 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2006. Sono questi i dati che emergono dalla ricerca effettuata da TNS Media Intelligence.Ma se in generale i media "tradizionali" mostrano un calo, questo non vale per internet, che cresce del ben 16,7% (2,70 miliardi di dollari). Segno che i progetti di comunicazione online crescono a ritmo costante rispetto a tv, radio e carta stampata.Nella spesa media per gli investimenti pubblicitari nel totale, internet taglia una fetta della torta che equivale al 7,7% (-1,1% rispetto al 2006), i magazine avanzano dello 0,9% e chiudono con il 19,2% mentre i quotidiani perdono lo 0,8% e la tv l'1,1% ma che insieme continuano a rappresentare il 44,6% del totale della spesa pubblicitaria.
Fonte
QuoMedia

Mercato della comunicazione: cambiano i modelli pubblicitari, quale il ruolo di Google e dei broadcaster?

Il mondo mediatico sta cambiando. La rivoluzione che sta travolgendo internet, tlc e il mercato televisivo ha messo sottosopra il modo di fare comunicazione. Al centro di questo profondo mutamento si trovano telcos, broadcaster, ma anche web company che non hanno tardato a raccogliere la nuova sfida e si preparano ad affrontare questa nuova convergenza tecnologica.

In questo contesto,
Google ha prontamente dimostrato questa capacità, restando però saldamente legata al proprio ruolo principale che è quello della ricerca, senza che le diversificazioni in atto possano cambiare il centro di gravità, perlomeno entro il 2010. Sicuramente per quella data, il nuovo ruolo nella pubblicità sarà diventato largamente importante, ma resterà legato alla eSearch. Ciò che conta in questo campo è il traffico e la ricerca resta il principale crocevia dell’audience internet.

In questo segmento, l’acquisizione di YouTube resta certamente la più decisiva e, anche se pagata caramente (1,6 miliardi di dollari), la più potenziale. Con YouTube, Google ha anticipato la rivoluzione del consumo televisivo. Molto presto, gli utenti potranno creare i loro palinsesti, e questo aprirà nuovi scenari per la pubblicità, introducendo diversi modelli di business. Si pensi alla possibilità di studiare meglio le esigenze degli spettatori, lavorando a pubblicità personalizzate e strettamente mirate. Ed è qui che Google è forte, potendo essere dominante su tutte le reti digitali, con strumenti performanti.

Risultato? Le televisioni dovranno adattarsi e farlo anche in fretta.

Quale futuro per Google allora? Molti sono convinti che la società non diversificherà di molto le proprie attività. Sta dimostrando un certo interesse per il mobile, ma il proprio ruolo centrale gli permetterà di non dover cambiare molto, ma semplicemente rafforzarsi. Tra tre anni, avrà aumentato il numero dei servizi a pagamento, perseguendo la strada dell’innovazione, specie nel segmento contenuti.

Per il 2010, Google sarà una gigantesca regia pubblicitaria che avrà indicizzato tutte le informazioni presentate sul web e tutti i dati delle imprese.
Le case editrici di contenuti saranno molto dipendenti da Google, per via delle ricerche che i lettori faranno sul motore ricerca più popolare del mondo, ma anche per la pubblicità che metterà insieme link sponsorizzati e banner.

I broadcaster competeranno con Google che attirerà gli inserzionisti con strumenti di analisti più pertinenti, forte della conoscenza degli internati.
Questa è una ragione per cui
Viacom e Disney non vogliono essere presenti su YouTube, poiché hanno compreso che “potrebbero essere presi in trappola”, visto che Google ha bisogno di YouTube per legarsi alla pubblicità audiovisiva.
Alcuni operatori americani intendono aumentare l’enorme di quantità di banda passante che genera l’uso del sito. Per essere, quindi, indipendenti strategicamente, Google dovrà divenire operatore di rete.

Il proprio obiettivo è anche quello di fare per i professionisti ciò che già si fa su internet con il grande pubblico. Vale a dire, gestire i dati delle aziende. Si vuole mettere le mani su tutti i dati indicizzabili in un motore di ricerca: CRM, content management, mail…

Per il 2010, la web company presenterà gratuitamente una serie di servizi che copriranno tutti i bisogni quotidiani degli utenti. Aiuto nella navigazione, ricerca, scambio di foto video…
Dominerà internet con i propri servizi come
Microsoft fa con i Pc. Ma al contrario del gruppo di Bill Gates, Google non gestirà sistemi operativi. Sarà, quindi, un Isp e fornirà l’accesso gratuito finanziato dalla pubblicità.

Da qui a tre anni, Google si sarà liberata della propria interfaccia di ricerca. Avrà trovato il tassello mancante tra mente e parola chiave, vale a dire: “Come trasformare ciò che si cerca in parole e keyword efficace?”
Ma non finisce qui, nel prossimo futuro si prevede inoltre l’accesso gratuito a internet in modalità Wi-Fi, così che tutti siano sempre connessi.

lunedì 18 giugno 2007

Publicis e Carat per la comunicazione web di Renault New Twingo

Grande ruolo dei media digitali per il lancio dell’ultima nata di casa Renault,
New Twingo, la vettura che in questi giorni sta arrivando sul mercato italiano. Da qualche giorno è online il sito www.newtwingo.it curato da Publicis Dialog e Carat.
[15/06/2007 - 16.00]
Si tratta di un sito che guida alla scoperta di New Twingo attraverso quattro aree che approfondiscono con foto e video le caratteristiche del prodotto. Parte integrante della strategia di comunicazione di lancio e del relativo concept ‘New Twingo 99% Serious’,La comunicazione del prodotto è veicolata attraverso una campagna advertising online pianificata da Isobar Communications, che prevede una declinazione sui principali portali e siti verticali in target con New Twingo, tra i quali alice.it, libero, msn, tiscali, yahoo e studenti, multiplayer, tuttogratis, university, lycos ed altri. Keywords advertising ed e-mail marketing completano la strategia di web marketing sviluppata da Publicis Dialog per il lancio di New Twingo, a cui si integra l’adozione di iniziative di mobile marketing a utenti TIM, Vodafone e 3.

giovedì 31 maggio 2007

Cannes 2007: l’Italia parte con poche speranze. Per i giurati italiani c’è una crisi di ‘sistema’



A Cannes con poche speranze. La musica non cambia e anche quest’anno nell’ormai tradizionale incontro organizzato dall’Adci con i giurati che andranno a difendere il colori italiani al Festival internazionale della pubblicità, giunto alla 54esima edizione, aleggia un clima di rassegnazione.
“Ci sentiamo come inviati al fronte – ha affermato Paola Manfroni, giurato per la categoria Film -. Non abbiamo un compito facile, perché noi italiani non costruiamo lobby e negli ultimi anni non siamo riusciti a imporre il nostro linguaggio a livello pubblicitario. Inoltre questo è stato un anno problematico per noi, le agenzie si sono concentrate più sui problemi di business che sulla creatività. Di fondo c’è la consapevolezza di non essere preparati per la Serie A”. Toni dimessi anche per Alessandro Orlandi, al Festival come giurato Cyber, che denuncia le difficoltà di uno dei settori più innovativi della comunicazione. “Il nostro – ha sottolineato il pubblicitario - non è un problema creativo. Le idee non mancano, sono gli investimenti a essere carenti. Siamo indietro a livello tecnologico e anche se le idee ci sono non sono sviluppate in modo adeguato, soprattutto rispetto agli standard di Paesi come gli Stati Uniti, il Brasile e il Giappone. Da noi c’è la convinzione che se un progetto è realizzato per l’online può essere di qualità inferiore a livello produttivo. All’estero invece hanno un approccio olistico. Nell’online però abbiamo grandi margini di crescita nei prossimi anni”. Anche la creatività radio quest’anno in Italia vola molto basso. Lo sostiene Michela Grasso, giurata di categoria, che non fa giri di parole: “Siamo francamente messi male e sarà difficile trovare qualche idea in grado di emergere. Sul fronte della creatività radiofonica il Radiofestival è un buon indicatore e quest’anno sono state premiate solo sei categorie su dieci”. Al momento alla Grasso sono arrivati dalle agenzie ventidue lavori, un numero esiguo, ma in linea con gli anni precedenti. “E’ una categoria complessa – ha spiegato la giurata -. E su di esse influiscono anche problematiche non legate strettamente alla carenza di creatività. Da noi i radiospot sono rinchiusi in schemi rigidi, blocchi da 30 secondi, e ha un forte peso la parte commerciale del messaggio. Per non parlare dell’uso di battute e dialetti che non sono spendibili in un contesto come Cannes”. Ma la bomba la lancia Giovanni Porro che rappresenterà l’Italia nella giuria Press. “Anche nella mia categoria non vedo un annuncio che emerge – ha detto il direttore creativo di Euro Rscg -. Ogni anno il Festival della pubblicità è un pretesto per fare il punto, per poi scordarsi tutto subito dopo C’è una crisi della nostra professione, è inutile nascodersi dietro queste scuse. Negli ultimi dieci anni il nostro settore ha perso nelle agenzie un terzo degli addetti. Ci sono meno soldi. E dietro c’è una crisi industriale. I grandi clienti non sono più in Italia e noi ci troviamo senza un punto di riferimento locale in grado di esportare creatività”. L’Italia è diventata dunque un Paese satellite, su questo Porro non ha dubbi, e la mancanza di risultati a Cannes è la conseguenza di questo processo che vede le industrie centralizzare il business tutto all’estero, dove si operano le scelte importante. E una tendenza analoga sta coinvolgendo anche i grandi network creativi. “Siamo di fronte a un ‘sistema italia’ che perde competitivà – ha commentato il presidenti dell’Adci e padrone di casa Maurizio Sala -. Trovarci qui è un modo per affrontare il problema. Come associazione stiamo cercando di sensibilizzare le aziende e proseguiamo il nostro lavoro di formazione con tanti seminari. Non possiamo nascondere che c’è uno stato di malessere nella nostra professione che non può non avere ripercussioni”.

venerdì 18 maggio 2007

La pubblicità online fa ingrassare i bambini


Secondo una ricerca Usa, l'elevato numero di pubblicità alimentari favorirebbe l'obesità infantile: i social network principale bersaglio

WASHINGTON – Sempre più spesso, il mondo dei pubblicitari si rivolge direttamente ai più giovani; rientrano nel flusso del mercato sia gli adolescenti, che essendo dotati di paghetta settimanale sono già veri e propri consumatori, sia i bambini, che influenzano le spese familiari. I mezzi preferiti dalla comunicazione commerciale sono televisione e internet, cioè i principali luoghi virtuali di svago per i giovani. Se i prodotti pubblicizzati fossero solo capi di abbigliamento o giocattoli, le conseguenze per i genitori sarebbero solo di natura economica, ma quando gli spot promuovono cibi, le implicazioni riguardano anche la salute.
LO STUDIO –
BusinessWeek ha presentato una ricerca, condotta da Kathryn Montgomery per il Centro per la Democrazia Digitale e per il Berkeley Media Studies Group, in cui emerge una preoccupante relazione tra la pubblicità online e il livello di obesità infantile degli Stati Uniti. I luoghi in rete più ricchi di pubblicità alimentari sono proprio i social network, le chat e i videogiochi, ambienti che sono maggiormente frequentati dai più giovani. Secondo i ricercatori, l'elevata obesità è influenzata dal numero crescente di inserzioni pubblicitarie presenti su questi siti; nemici di ogni genitore sono oggi quelle immagini e promozioni che rappresentano cibi da fast food, merendine ipercaloriche, bevande gassate e spuntini grassi. La ricerca è stata interamente pubblicata online ed è consultabile sul sito Digitalads .
LA NORMATIVA – I risultati della ricerca sono stati infine inviati alla Federal Trade Commission (Ftc) con la speranza che possa nascere al più presto una regolamentazione per difendere i bambini dall'online marketing. Per definire l'impatto delle pubblicità alimentari sui giovani, la stessa Ftc sta effettuando un sondaggio che coinvolge diversi mezzi di comunicazione, senza limitarsi al web, per valutare un'eventuale normativa di carattere generale. Negli Stati Uniti, la legge sulla protezione della privacy online dei minori impedisce alle aziende di raccogliere dati riguardanti i bambini, impedendo quindi una profilazione di consumo più dettagliata, come quella degli adulti; nonostante ciò, le campagne rivolte ai giovani raccolgono consensi.
PROMOZIONI MALIGNE – Gli stimoli che giungono dalle aziende alimentari sperimentano nuovi messaggi e canali con l'obiettivo di coinvolgere i baby-consumatori. Al di fuori della rete, per esempio, oltre seicento fast food in California offrono buoni gratuiti per i dessert a chi invia un messaggio dal proprio cellulare; anche nelle bevande ad alto contenuto di zuccheri si trovano codici promozionali che attirano gli adolescenti. In difesa della pubblicità, il panorama internazionale comprende anche esempi positivi che promuovono nelle proprie comunità virtuali il consumo di cibi salutari; ma si tratta comunque di casi irrilevanti per il mercato globale.

martedì 8 maggio 2007

Il mondo virtuale conquista l’Europa con Second Life


Continua ad attrarre proseliti l’universo virtuale di Second Life, meta sempre più popolare anche tra gli utenti europei, che rappresentano ormai più del 61% dei residenti.
Lo ha rivelato uno studio ComScore, secondo cui a marzo 2007 erano circa 1,3 milioni gli utenti attivi del sito che consente a chiunque di crearsi un alter ego (avatar) a proprio piacimento e di costruirsi una vera e propria vita parallela, con tanto di lavoro, hobby, amici e divertimento virtuali. Il tutto ovviamente, pagando con soldi veri i beni e i servizi offerti sia dai residenti che dalle tantissime aziende – grandi firme della moda, del giornalismo e dell’entertainment - che hanno aperto una filiale sul sito.

Tra marzo e gennaio, il numero di utenti di Second Life è cresciuto del 46%, con circa 800 mila residenti attivi provenienti dall’Europa che è quindi il continente più rappresentato in questo mondo virtuale.
Seguono gli utenti americani che rappresentano il 19% dei residenti e quelli dell’area Asia Pacifico con il 13%.

I più attratti dalle infinite possibilità di metamorfosi, business e intrattenimento di Second Life sono gli uomini, che rappresentano il 61% della popolazione.
Il Paese europeo più popoloso sulle isole virtuali del sito creato dal Linden Lab è la Germania: sono 209 mila gli utenti tedeschi, su un totale di 777 mila europei. La Germania conta anche la percentuale più alta (16%) di residenti ‘attivi’, una percentuale in crescita del 32% rispetto a gennaio, a pari merito con gli Usa, dove si contano 207 mila utenti.

Seguono la Francia con 104 mila utenti (l’8% è attivo) e la Gran Bretagna.

L’Italia è il settimo Paese a livello mondiale, con una percentuale di presenze quasi raddoppiata rispetto a gennaio (da 1,93% a 3,99%), mentre si rafforza sempre di più anche il fronte asiatico rappresentato da Giappone (oltre 124 mila iscritti a marzo), Corea del Sud (oltre 10 mila) e Cina (oltre 45 mila iscritti).

Gli utenti di Second Life hanno fatto del motto “Your world. Your imagination” un vero e proprio stile di vita, creando tra l’altro un’economia molto florida: ogni ‘residente’ ha infatti i diritti di proprietà intellettuali sui prodotti creati che possono dunque essere venduti e comprati utilizzando la moneta virtuale Linden Dollar che può essere a sua volta comprata e venduta con denaro reale ed è accettata da alcuni siti come valuta per il pagamento delle inserzioni pubblicitarie.

“L’eccezionale crescita di Second Life continua – ha spiegato Bob Ivins, Managing Director di comScore Europe – e la sua presenza è molto sentita in tutto il mondo”.
Con oltre 800 mila utenti attivi in Europa, 6,1 milioni di residenti nel mondo e 3,6 milioni di visitatori nel mese di marzo – in crescita del 17% da febbraio e del 46% su gennaio - Second Life continua a imporsi su scala internazionale, quando finora è stato considerato un fenomeno prettamente americano.
Gli stati Uniti, secondo le ultime statistiche, sono ancora il mercato principale, ma il loro peso complessivo comincia a calare: “…è interessante notare – ha concluso Ivins – che il numero di residenti attivi provenienti dalla Germania supera il totale di quelli statunitensi”.

Si tratta comunque di un trend fisiologico, dal momento che Second Life è stato sostanzialmente una ‘scoperta’ americana.

Onnivori o indifferenti? Dallo studio Pew agli adulti piace ancora poco il Web 2.0.

Sebbene la maggior parte degli adulti americani possieda un telefonino, un computer e disponga di un accesso a internet, solo una piccola percentuale prende parte ad attività tipiche del Web 2.0.

In base a uno studio di Pew Internet & American Life Project, relative all’evolversi della relazione tra le persone e il cyberspazio, il 73% degli adulti americani possiede un telefonino, il 68% possiede un Pc, il 30% un laptop e il 73% dispone di una connessione a internet – senza contare altri dispositivi tecnologici come le videocamere digitali o le console - ma appena l’8% di loro si avvantaggia della tecnologia per esprimersi online e partecipare ad attività interattive nel cyberspazio, quali possono essere il mantenimento di un sito web personale, di un blog o di un vlog, la condivisione di immagini e video personali.

Per il resto, gli adulti hanno una relazione molto distante, se non addirittura inesistente, con le moderne tecnologie dell’informazione. La diffidenza, spiega Pew, viene dalla paura di restare vittima di un ‘sovraccarico’ di informazioni, ma anche dalla sensazione di essere un po’ fuori luogo in un universo dominato dai teen ager – pensiamo ad esempio a YouTube o a siti quali Myspace o Flickr.

Ma il rapporto tra adulti e Web 2.0 non è una landa desolata: c’è una buona percentuale (37%) che usa regolarmente l’instant messaging, il 41% ha inviato un sms, più del 25% ha scaricato file musicali, e il 19% ha condiviso foto, storie o video su internet.

Lo studio Pew, inoltre, suddivide le persone in 10 gruppi – ognuno con una specifica ‘tech personality’ – per 3 grani categorie in base ai dispositivi utilizzati e a come vengono utilizzati.

Al primo gruppo – una sorta di elite della tecnologia – appartengono gli Onnivori (8%) per lo più uomini sulla trentina che utilizzano in maniera vorace strumenti e servizi per partecipare alle attività Web 2.0 ed esprimersi attraverso internet; i Connectors (7%) possiedono un telefonino di ultima generazione e utilizzano spesso internet per comunicare e gestire contenuti digitali, con alti livelli di soddisfazione; i Lackluster Veterans (8%) usano più internet e meno il cellulare, ma non sono troppo entusiasti delle tecnologie ICT, né le vedono come strumenti per aumentare la produttività; i Productivity Enhancers (8%), utenti ‘frequenti e felici’ dell’ICT, i quali considerano in maniera molto positiva i nuovi strumenti tecnologici che consentono loro di comunicare, lavorare, imparare nuove cose.

Al secondo gruppo – una via di mezzo tra i manici e gli indifferenti – appartengono i Mobile Centrics (10%), patiti del cellulare che usano internet ma non molto spesso. La maggior parte degli appartenenti a questo gruppo è afro-americano e il 37% dispone di una linea a banda larga; i Connected But Hassled (10%) invece hanno investito molto in tecnologia – l’80% ha la banda larga a casa – ma giudicano la connettività intrusiva e l’eccesso di informazioni un fardello.

All’ultimo gruppo - che dispone di minori asset tecnologici - appartiene il 49% degli americani, suddivisi in: Inexperienced Experimenters (8%) utenti occasionali e dell’ultimo minuto ma che se avessero maggiore dimestichezza potrebbero fare di più con le tecnologie ICT; i Light But Satisfied (15%) soddisfatti dalla tecnologia che però non è un elemento centrale della vita; gli Indifferents (11%) dispongono di accesso a internet e telefonino ma li usano a intermittenza e trovano la connettività noiosa; gli Off the Network (15%), infine, non hanno né un cellulare né una connessione e preferiscono i vecchi ai nuovi media.


di Alessandra Talarico

giovedì 3 maggio 2007

Il mercato della pubblicità sempre più dominato dalle web company. Yahoo! completa l’acquisizione di Right Media


L’andamento del mercato conferma la tendenza delle grandi web company a investire considerevoli somme nella ricerca di nuovi strumenti in grado di ampliare le potenzialità degli investimenti pubblicitari.
Il recente successo riscosso da questi nuovi mercati è la prova del rapido sviluppo dei volumi di vendita dell’ePub e di come i diversi attori coinvolti - che vanno dai siti di socializzazione ai network di editori online alle grandi società inserzioniste - siano sempre più interessati a ottimizzare le transazioni delle loro pubblicità.

Dopo che
Google ha acquistato Doubleclick per 3,1 miliardi di dollari, adesso è la volta di Yahoo! che intende rafforzarsi nel settore dell’eAdvertising.
Il sito Web statunitense più visitato ha, infatti, completato l'acquisto di Right Media, società specializzata in pubblicità online, per circa 680 milioni di dollari. Il colosso del web deteneva già dallo scorso ottobre una quota del 20% comprata per 40 milioni di dollari e ora ha deciso di procedere all'acquisto del restante 80%.

“…Penso che sia una specie di terza gamba dello sgabello”, ha detto Terry Semel, presidente e amministratore delegato di Yahoo, agli investitori.
“…Saremo in grado di generare maggiori ritorni per i nostri inserzionisti e di espandere la nostra rete includendo gli oltre 1.000 editori con i quali Right Media ha già instaurato una relazione”, ha aggiunto Semel, commentando che la decisione di acquistare il restante 80% della società dimostra come Yahoo abbia un approccio più aperto rispetto ai suoi concorrenti nei confronti del mercato pubblicitario online. La società ha dovuto fare i conti con un rallentamento del fatturato, cresciuto solo del 7% nel primo trimestre dell'anno. Secondo gli analisti i profitti derivanti dalle tradizionali pubblicità grafiche, come i banner, sono in calo a causa della competizione di società rivali.

Gli azionisti di Right Media saranno pagati parte cash e parte in concambio azionario e l'accordo dovrebbe essere concluso tra il secondo e il terzo trimestre.
Fondata nel 2003 Right Media attrae circa 20 mila operatori pubblicitari e impiega oltre 200 dipendenti.
Gestisce un vero e proprio mercato di pubblicità online, con un concetto molto simile a quello del listino azionario e non a caso denominato Exchange, dove venditori e acquirenti possono incontrarsi virtualmente, contrattare e portare a termine transazioni.

Michael Walrath, amministratore delegato di Right Media, commentando l’operazione con Yahoo!, ha scritto sul sito della società che “…I benefici di questa nuova relazione sono evidenti Yahoo aggiungerà domanda e offerta all'Exchange, aumenterà la liquidità e amplierà le opportunità per inserzionisti, editori e provider di far crescere il loro business”.

mercoledì 2 maggio 2007

'Adv Pollution' e strategie del web: necessario uno sviluppo sostenibile della comunicazione

Comunicazione anno zero? Forse. Quel mix di pensiero laterale, creatività e ricerca che avrebbe potuto siglare grandi performance negli scorsi anni non sarà più sufficiente: il raggio di visione di chi opera nella comunicazione si deve allargare di molto oltre il 360° mentali.
E sui nuovi concept di visione della comunicazione contrassegnati in modo generico dalla fortunata sigla “2.0” si è ormai ampiamente dibattuto su tutti i media, mentre poco si è parlato di sostenibilità della ‘filiera della comunicazione’. Ecco un argomento ancora da sviluppare e comprendere. Nel vasto numero di aspetti esaminati sull’onda delle preoccupazioni suscitate dalla recente ricerca dell’ Ipcc - organo dell’ONU, ci si è scordati dell’aspetto comunicazionale.
Sullo "sviluppo sostenibile della comunicazione" (il termine “sviluppo sostenibile” è ormai parte del linguaggio comune, ad iniziare dalla Conferenza per l'ambiente di Rio de Janeiro del 1992) poco si è dibattuto. Proviamo ad accostarci al problema: la comunicazione dovrà fare i conti in modo sostanziale con una visione eco-oriented e su questa necessità si dovrà plasmare il modo di progettare e di creare delle aziende e della agenzie, ma, più in profondità, la concezione di comunicazione ‘sostenibile’ vede il meccanismo stesso del comunicare al centro del cambiamento: produrre comunicazioni errate non solo disorienta l’utente finale che fatica a comprendere, come anche l’investitore che non ne trae profitto o il comunicatore che ne diventa il frustrato artefice negativo, ma produce un inquinamento comunicazionale ‘ambientale’, una 'Adv Pollution' con effetti negativi a cascata.
Si potrà parlare di “comunicazione sostenibile” quando ad un progettare olistico si assommerà una metodologia comunicazionale essenziale al suo scopo: mettere in condivisione un’idea senza creare “rumore di fondo”.
Ecco allora il punto di partenza: conoscere meglio i meccanismi mentali dell’utente per progettare e realizzare un percorso virtuoso a partire dalle radici del processo attraverso metodologie di ricerca innovative.
Ma se la “filiera della comunicazione” fosse intesa come un lungo ‘condotto’, la necessità che tutte le giunture possano garantire il flusso corretto del materiale trasportato diverrebbe obbligatoria. Ma è così? La neonata Scienza della Comunicazione ci offre certezze su questo versante? La risposta mi sembra ovvia ed è negativa.
La frammentazione dei vari momenti della comunicazione e la loro impermeabilità al reciproco confronto – vedi la strategie web che, tolto rare eccezioni, danno vita ad un brand diverso da quello ‘rap-presentato’ nella strategia tradizionale, vedi le campagne di advertising televisivo che non trovano riscontro (neppure ‘laterale’) negli interventi sul punto vendita, o i codici colore di un packaging che stridono con quelli usati nel below the line - non fanno certamente ben sperare. Se si aggiunge che il perverso meccanismo delle gare ha addirittura frammentato la visione anche all’interno di un medesimo comparto, direi che il quadro risulta completo.
Quante sono le aziende che presentano una ‘filiera comunicazionale’ coerente a partire dal motivo musicale della segreteria telefonica sino all’advertising o alle interactive actions online?


di Fabrizio Bellavista

venerdì 27 aprile 2007

I media digitali guidano la crescita del mercato

Saranno i media digitali a guidare la crescita del mercato pubblicitario nei prossimi anni nei Paesi occidentali (in quelli in via di sviluppo protagonista resta ancora la tivù). In Europa Internet ha già raggiunto una quota di mercato del 7% (in Italia del 5%) e quest’anno l’investimento sui media on line crescerà del 65% rispetto al 2006, molto più degli altri mezzi (la tivù aumenterà del 23%, i periodici del 13%, l'outdoor del 9%, le radio del 3%, mentre la pubblicità sui quotidiani scenderà del 13%). Cifre previsioni sono fornite da GroupM, la parent company dei centri media del gruppo Wpp, un colosso che controlla circa il 30% del mercato pubblicitario mondiale. Federico Rampolla, di recente nominato interaction director di GroupM Italia, traccia un quadro dei media digitali nel nostro Paese e delle loro prospettive di sviluppo. “Da Internet all’iptv, alla tv mobile al social network, il digitale sta diventando sempre più pervasivo - afferma Rampolla - ma in Italia gli editori stentano ancora a trovare la propria strada, molti non hanno ancora sviluppato una strategia coerente e duratutura in questo settore. Per un editore (ma il discorso vale anche per le agenzie e le aziende in genere), oggi sono possibili tre strategie nel confronti del digitale: stare a guardare, il che vuol dire uscire dal mercato; seguire quello che fanno gli altri, copiare: un comportamento molto diffuso in Italia, che in pratica significa rinunciare alla leadership; oppure giocare, impegnarsi in prima persona; e questa a mio parere è l’unica strategia possibile”.Guardando i dati di diffusione, si scopre che in molti casi Internet sta già sopravanzando i giornali come mezzo di informazione quotidiana: se nel caso del Corriere della Sera le copie diffuse ancora superano gli utenti unici del sito Corriere.it, per Gazzetta dello Sport e Repubblica, invece, ci sono già più utenti unici che copie diffuse. “È vero che alcuni mercati esteri sono più maturi del nostro - prosegue Rampolla - ma anche noi comunque abbiamo già superato il punto di svolta. La quota di mercato della comunicazione on line sta crescendo rapidamente e prima o poi arriveremo al sorpasso rispetto agli altri media.”

martedì 24 aprile 2007

Pubblicità sempre più online: le preferenze vanno ai formati interattivi e ‘audaci’


Sono sempre di più gli inserzionisti che mostrano di preferire formati pubblicitari online di intrattenimento, cioè che permettono di interagire, coinvolgere e comunicare.
A rivelarlo è il nuovo Studio pubblicato dalla European Interactive Advertising Association (EIAA) e dalla Online Publishers Association Europe (OPA Europe).
Secondo i dati forniti dai soci di EIAA, l’uso di Super Banner e Rettangolo Medio MPU negli ultimi sei mesi del 2006 è aumentato in tutta Europa.

Il report di EIAA European Ad Formats analizza l’uso e la popolarità di specifici formati pubblicitari sulle reti dei soci di tutta Europa, quindi li combina con i dati di OPA Europe, indica quali formati risultano più popolari ed esamina i fattori che ne hanno determinato la crescita.
Il Report 2007 è basato su oltre 300 miliardi di impression online ottenute tra Luglio e Dicembre 2006.

Sono stati presi in esame i formati: Banner tradizionale 468 x 60, Skyscraper 120 x 600, Wide Skyscraper 160 x 600, Rettangolo180 x 150, Rettangolo Medio – MPU 300 x 250 e Super Banner 728 x 90, che rappresentano circa l’85% di tutte le impression su pubblicità display raggiunte sulle reti dei membri EIAA e OPA Europe nei sei mesi in esame.

Secondo l’analisi effettuata, in Europa è crollata la popolarità del Banner tradizionale: tra Gennaio e Luglio 2006 rappresentava il 21%, ma tra Luglio e Dicembre 2006 è sceso al 13%. Al contrario, il Super Banner ora rappresenta il 35%, mentre tra Gennaio e Luglio era solo il 28% del totale; il Rettangolo Medio MPU (Messaging Plus Unit) vale un terzo del totale, in quanto è passato dal 27% al 33%.

I dati di OPA Europe dimostrano una crescita ancora più decisa dei formati più “audaci”: Super Banner e Rettangolo Medio MPU oggi rappresentano l’86%, confermando che gli inserzionisti hanno colto l’opportunità offerta da questi formati per sfruttarne il potenziale creativo e ottenere maggior impatto sui consumatori.

Ci sono comunque differenze evidenti a livello locale nell’utilizzo dei formati. L’MPU ha registrato la massima crescita in Italia e in Francia. Nei mercati britannico, spagnolo, olandese e Nordic, la predominanza del Super Banner è assoluta.

Alison Fennah, Executive Director di EIAA, ha spiegato che “…Via via che il consumatore trascorre più tempo online non solo per assolvere compiti specifici, ma anche per divertirsi, gli inserzionisti scelgono formati che permettono di realizzare idee creative, che attirano l’attenzione e che riescono a coinvolgere e a ispirare”.
Aggiungendo che “…Il rich media è quindi sempre più apprezzato in pubblicità, in quanto permette un’esperienza utente più interattiva e una comunicazione a due vie con i clienti, aprendo così le porte a una miglior risposta al brand”. (r.n.)

domenica 22 aprile 2007

Cresce il successo dell’email come strumento di comunicazione commerciale


Il 2006 ha segnato un anno di svolta per internet in Italia. A traino di una raccolta pubblicitaria che ha vissuto un significativo incremento soprattutto nel secondo semestre, il web conquista quote crescenti del time budget di una porzione sempre maggiore di popolazione.

Grazie anche al grande successo della banda larga e alle connessioni tramite mobile, oggi il tempo trascorso ogni giorno su internet supera quello dedicato alla lettura dei quotidiani, e addirittura per alcuni segmenti quello dedicato alla televisione. Non solo: il tempo speso alla ricerca di viaggi o per la gestione della finanza personale è superiore online a quello trascorso nelle agenzie di viaggi o in banca.
È quanto emerge dalla quinta edizione dell'
E-mail Marketing Performance Report, realizzato da Kiwari, che si conferma il punto di riferimento per le metriche della comunicazione via e-mail anche nel nostro paese.

Nel 2006, attraverso le piattaforme di Kiwari sono stati inviati 1,2 miliardi di messaggi, con un numero di invii che, per la sola Italia, è aumentato del 300% rispetto al 2005.
In Italia, sul totale di e-mail inviate, l’86,5% è giunto a destinazione (non è stato cioè rilevato alcun messaggio di errore). Di queste, il 14,8% è stato aperto almeno una volta e il 2,5% ha ricevuto almeno un click.
A fronte di un costante aumento degli invii – si legge nel rapporto Kiwari - si registra una sostanziale tenuta dei tassi di e-mail recapitate e dei tassi di click through univoci che, anzi, risultano migliori se si confrontano il primo e il secondo semestre del 2006 con i pari periodo del 2005.

Nel corso del 2006 il rapporto tra e-mail cliccate e aperte risulta di gran lunga superiore rispetto al 2005. Nel primo semestre dell’anno l’incremento è stato del 5,3% rispetto al pari periodo del 2005, mentre nel secondo del 3,5%.

Le campagne pianificate sono aumentate del 77% rispetto al secondo semestre del 2005 e del 12% rispetto al primo semestre del 2006. Tra il secondo semestre 2005 e il secondo semestre 2006, le DEM hanno visto aumentare la loro quota rispetto alle newsletter.

Le performance delle campagne sviluppate ricorrendo alle newsletter sono costantemente più elevate (da 2 a 6 punti percentuali) rispetto a quelle DEM, mentre i mercati dove le performance dell’e-mail marketing sono migliori sono quello del Travel e del Finance.
Il costo medio per contatto di una campagna di e-mail marketing si aggira intorno ai 5 centesimi di euro.

L’e-mail marketing – spiega Kiwari - gode i favori di un sempre maggior numero di aziende che investono in campagne newsletter e DEM (i messaggi di natura commerciale a cadenza spot) su liste che concessionarie ed editori sottopongono a continua manutenzione con crescente cura.

Ma il fenomeno degno di particolare attenzione è il forte interesse da parte delle aziende a utilizzare l’e-mail su liste proprie, come strumento di comunicazione con clienti e prospect, su base continuativa e non unicamente finalizzata alla promozione di prodotti e servizi. Negli ultimi anni, infatti, la funzione della comunicazione via e-mail ha superato i confini dell’acquisizione di nuovi clienti per interessare sempre più la stabilizzazione del legame con il brand e quindi la fidelizzazione.

È così che per molti attori appare sempre più appropriato parlare di “strategia e-mail” a tutto tondo, di cui l’”e-mail marketing” rappresenta solo una parte, e non sempre quella preponderante. Nel 2006, le aziende che utilizzano la piattaforma Kiwari direct! hanno inviato oltre 1,2 miliardi di email a destinatari che ne hanno autorizzato la ricezione secondo le pratiche del permission marketing.

I dati evidenziati dal Report testimoniano il successo dell’e-mail come strumento di comunicazione commerciale, caratterizzato dalla crescita geometrica dei volumi e dalla buona tenuta delle performance di attenzione e di interesse, che dimostra come l’insieme delle problematiche associate alla cosiddetta deliverability abbia acquisito una priorità elevata nella agenda dei marketer italiani.

Ma proprio a partire dall’idea stessa espressa con l’etichetta “strategia e-mail”, emerge anche l’esigenza di iniziare a riflettere sulle nuove sfide e opportunità della comunicazione digitale. Questo sia per chi ha scelto di usare piattaforme come la nostra per comunicare con clienti e prospect, sia per chi - come noi – deve progettare gli strumenti tecnologici più adeguati per quelle imprese che intendono con cognizione di causa sviluppare una propria strategia e-mail.

martedì 27 marzo 2007

''LINK BAITING'': LA NUOVA FRONTIERA DEL POSIZIONAMENTO NEI MOTORI DI RICERCA

Nei forum e nei siti dei tecnici di seo-marketing, si parla sempre più spesso di “link baiting” indicando con tale termine la vera nuova frontiera del posizionamento nei motori di ricerca.

Ma cosa vuol dire “link baiting”? Il verbo “to bait” in inglese può essere tradotto con: “innescare”, “lanciare l'esca” o addirittura “adescare”.
La “Link baiting” corrisponde a qualsiasi tipo di contenuto collocato internamente ad un sito web (sulla home o su pagine interne) che catturi l'attenzione costituiendo una "esca” per attrarre gli utenti e i visitatori convincendoli ad inserire links sul proprio sito verso il sito o le specifiche le pagine web che possiedono questo contenuto di grande attrazione.
Matt Cutts, nel suo famosissimo blog, ha definito come “Link bait” qualsiasi contenuto che sia sufficientemente interessante per attrarre l'attenzione della gente.
Nella normalità delle cose gli utenti che accedono e lasciano posts su bullettin boards, newsgroups, siti di social networking (siti che consentono le conoscenze sociali come ad es. MySpace.com) o blogs, inseriscono un link al proprio sito cercando di stimolare gli altri partecipanti a visitarlo. Si tratta di una forma di marketing assai potente data la sua natura "virale”.
Nell'ambito del SEO (search engine optimization) e quindi dei lavori che i seo-marketers compiono in ottica posizionamento nei motori di ricerca, la quantità e qualità dei links univoci (non scambiati) che un sito riceve rappresentano il metro attraverso il quale i motori di ricerca calcolano il valore di popolarità e quindi di importanza che Google esprime prevalentemente mediante il Page Rank.
Il campo del “Link bait” trae origine dai lavori di link building e, pertanto, si pone anch'esso lo scopo principale di incrementare la quantità e soprattutto la qualità dei links “rilevanti” che il sito acquisisce da siti terzi con contenuti correlati.
Questo metodo è considerato come facente parte delle tecniche che possono essere incluse nella “Lista bianca” ovvero quella lista (ideale – in effetti non è stata mai scritta ufficialmente) che contiene le tecniche ammesse e consigliate dai motori di ricerca.

mercoledì 21 marzo 2007

Pubblicità: e-mail fonte più affidabile di informazioni dopo passaparola. Studio Microsoft/MetrixLab


Microsoft ha presentato uno Studio commissionato da Microsoft Digital Advertising Solutions - la nuova concessionaria pubblicitaria online di Microsoft - che dimostra come la posta elettronica sia uno dei principali fattori che influenzano le decisioni di acquisto dei consumatori.

La ricerca, condotta da MetrixLab per conto di Microsoft, ha rivelato agli inserzionisti pubblicitari che la posta elettronica offre ai brand significative opportunità di contattare il bacino di consumatori di riferimento attraverso un efficace mezzo di comunicazione.
Uno Studio svolto da Universal McCann (“We Are All Media Owners Now”, Europa, marzo 2006) ha evidenziato inoltre che i servizi e-mail rappresentano la forma di comunicazione più affidabile seconda sola al passaparola, surclassando canali di comunicazione più tradizionali quali TV, radio, pubblicità cinematografiche e affissioni.

Lo studio Microsoft Digital Advertising Solutions/MetrixLab ha coinvolto cinque mercati internazionali: Brasile, Cina, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.
È stato intervistato un totale di 14.878 consumatori di età compresa tra 18 e 65 anni che al momento dell'intervista avevano utilizzato la posta elettronica (compresi Hotmail e Windows Live Mail) per oltre un mese. Le interviste sono state effettuate tra agosto e settembre 2006.

I risultati dimostrano chiaramente come decisioni, anche importanti, per i consumatori siano fortemente influenzate da conversazioni avute su Windows Live Mail e
MSN Hotmail, uno dei servizi di posta elettronica più utilizzati del mondo, forte degli oltre 260 milioni di utenti attivi (Dati interni MSN, giugno 2006).

Dai dati emerge che il 76% dei consumatori di sesso maschile e l'81% delle consumatrici intervistati discutono regolarmente su Windows Live Mail o MSN Hotmail di attività sociali quali film, concerti o eventi cui assistere oppure di ristoranti da provare (Indagine Windows Live Mail e MSN Hotmail, settembre 2006).
Il 41% dei consumatori di sesso maschile discute via e-mail dell'acquisto di servizi finanziari, mentre il 77% delle donne tratta i programmi per le vacanze.
Il 61% degli intervistati discute delle proprie prospettive di formazione prima di scegliere una scuola, mentre il 71% dei consumatori di età compresa tra 18 e 35 anni usa la mail per parlare della propria carriera professionale.
Il 45% degli utenti online abituali, inoltre, ha dichiarato che la posta elettronica è il principale strumento di comunicazione utilizzato (Universal McCann, “We Are All Media Owners Now”, Europa, marzo 2006).

Ne consegue che il passaparola e i suggerimenti diretti via e-mail sono i fattori più forti che influenzano le decisioni di acquisto dei consumatori.
Tant’è che i due terzi degli intervistati disquisisce di musica su Windows Live Mail o MSN Hotmail prima di procedere all'acquisto, valore che sale al 68% tra i consumatori di età compresa tra 18 e 35 anni.
Il 56% dei consumatori di sesso maschile di scambia pareri sulle autovetture via e-mail prima dell'acquisto. Il 73% degli uomini e il 58% delle donne si confrontano su gadget e apparecchi elettronici prima di procedere all’acquisto.
Mentre il 61% dei consumatori maschili e il 54% dei consumatori femminili parlano di telefoni cellulari via e-mail prima dell'acquisto.

Marc Bresseel, Regional Sales Director di Microsoft Digital Advertising Solutions, ha dichiarato: “I risultati di questo studio rafforzano ulteriormente la convinzione che Windows Live Mail e MSN Hotmail, con il loro vasto seguito di utenti, sono canali importanti attraverso i quali i consumatori parlano delle loro intenzioni di acquisto con parenti e amici. Ne consegue che questi due canali possono essere utilizzati con profitto dagli inserzionisti pubblicitari per fare giungere i loro brand ai consumatori attraverso un fondamentale strumento di influenza”. (r.n.)

mercoledì 14 marzo 2007

Ipsos: al 48% degli italiani piacciono gli spot. Ma per Séguéla non basta


La multimedialità ha sdoganato i vecchi cari spot televisivi. A questa curiosa conclusione è arrivata la ricerca presentata ieri dalla Ipsos di Nando Pagnoncelli in un convegno organizzato nella sede della Margherita a Roma. Dal vasto campione degli intervistati (1400) è emerso che nel 48% dei casi i break pubblicitari sono graditi, percentuale che aumenta in modo consistente tra coloro che navigano in internet e leggono i giornali abitualmente, a differenza dei monomaniaci del piccolo schermo, più riottosi ad accettare gli spot con benevolenza. Per gli addetti ai lavori è una notizia da festeggiare. “Sono favorevolmente sorpresa da questi risultati – esulta Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset – E’ ben vista sia la capacità creativa sia l’efficacia del messaggio. Ciò dimostra come tra gli utenti ci sia un atteggiamento più laico rispetto ai politici e agli opinion leader, sempre pronti a sottolineare sforamenti e affollamenti pubblicitari”. “Quasi quasi – per Marco Testa, presidente di Armando Testa – possiamo affermare che la pubblicità televisiva viene consacrata in questa ricerca. Forse, però, gli spot sono così apprezzati oggi perché la programmazione televisiva che gli sta intorno è un po’ peggiorata…”. Tra tanti sorrisi irrompe improvviso l’attacco a tutto campo del guru Jacques Séguéla, arrivato da Parigi apposta per bacchettare “les italiens”. “A uno spettatore su due piace la pubblicità? Non basta, ne servono sette su dieci. Cinque anni di governo Berlusconi hanno eliminato ogni differenza tra servizio pubblico e tv commerciale e i regolatori non riescono a dare un’impronta culturale alla programmazione”. A Sèguéla, tra gli altri, risponde il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che stigmatizza il fenomeno della ‘bulimia’ pubblicitaria in tv, ma alza le mani di fronte all’idea di un controllo governativo sui contenuti. “Immaginare una ‘qualità di Stato’ della tv – chiosa – non ha alcun senso”.

sabato 3 marzo 2007

Google vuole portare gli spot televisivi su internet

Il motore di ricerca ha annunciato che presto le pubblicità presenti in rete saranno accompagnate da contenuti video. In questo modo l’azienda di Cupertino cerca di attirare gli spot televisivi sul web e in particolare punta alle proficue campagne pubblicitarie dei prodotti di largo consumo che attualmente sono trascurate dalle pubblicità in internet. Non mancano i partner importanti: al nuovo progetto Google stanno già collaborando importanti nomi come Dow Jones, Conde Nast e Sony BMG Music Entertainment. I video dovrebbero apparire sugli spazi pubblicitari di Google all'interno di siti che hanno un legame con i contenuti dei diversi filmati mentre la pubblicità sarà visibile durante o al termine del filmato. Secondo le prime indiscrezioni, Google dovrebbe dividere i guadagni provenienti dalla pubblicità con il fornitore dei video e con i siti che ospitano i formati.

Sanremo: buona la seconda. Fabbri lo spot più visto (10,9 milioni), crescono tutti i break

Dopo una partenza in sordina, si risolleva il Festival di Sanremo: la seconda serata della rassegna canora ha prodotto un ascolto medio ponderato di 8,9 milioni di telespettatori, con un buon 47,11% di share. E si risollevano pure gli umori in casa Rai, che dopo il debutto sui livelli flop di Panariello aveva cercato di mascherare alla meglio un’inevitabile delusione per gli ascolti poco brillanti. Mercoledì sera, invece, il Festival di Pippo ha ripreso nettamente quota, migliorando l’audience media dell’edizione precedente di 1,8 milioni di ascoltatori (+25%) e la quota d’ascolto di ben 9 punti. Anche se gli undici milioni di individui registrati da Paolo Bonolis nel 2005 restano ancora lontani, Pippo, complice una controprogrammazione assai debole, nella seconda sera ha ottenuto risultati migliori di quelli di Simona Ventura nel 2004 e del Baudo versione 2003. E questa volta possono ritenersi soddisfatti pure gli inserzionisti, dato che i break pubblicitari, allo stesso prezzo, hanno ottenuto un seguito molto superiore a quello della scorsa edizione. Gli spot pianificati nella prima interruzione, ad esempio, hanno registrato un’audience media di 9,6 milioni, 2,4 milioni in più rispetto all’anno passato (+32,4%). Il secondo break, invece, ha raggiunto un pubblico di quasi 9 milioni, a fronte dei 6,4 milioni del 2006 (+39,8%). Un incremento medio di oltre 2,5 milioni di individui si è registrato anche per le comunicazioni dell’intervallo Sanremo 3, che sono state seguite mediamente da 8,5 milioni di persone. Accrescono significativamente la propria visibilità (di oltre un milione) anche gli ultimi due break della serata, con Sanremo 5 che quasi raddoppia l’ascolto dell’anno scorso, salito da 1,9 milioni a 3,4 milioni (+74,3%). Buona la seconda per Pippo e Michelle, dunque, come testimoniano anche i contatti dei singoli spot: quest’anno quindici messaggi si sono mostrati a oltre 9 milioni di individui, con la comunicazione di Fabbri che è stata vista da 10,9 milioni di telespettatori. Nella seconda sera dell’anno scorso, invece, solo due spot (di Taglia 42 e Mulino Bianco) erano stati seguiti da più di 8 milioni di persone, mentre tutti gli altri avevano raggiunto una platea inferiore ai 7 milioni (Vedi tabella sul Today di oggi).

venerdì 2 marzo 2007

La pubblicità online: + 67% entro il 2008?

Secondo lo studio EIAA Marketer's Internet Ad Barometer, gli investimenti in pubblicità online crescerebbero di questa bella percentuale.
Cresce infatti l'interesse degli inserzionisti verso il mezzo - il 74% dichiara che la Rete deve essere un media fondamentale all'interno della propria strategia.
Per l'80% l'aumento di attrattività di Internet come mezzo è anche dovuto all'arrivo della banda larga e quindi alla possibilità di poter uare formati più creativi (o la possibilità di replicare i soliti 30" in stile televisivo anche in Rete?)
Al momento un 42% degli inserzionisti destinerebbe già oltre un 5% del suo budget a Internet.
Ci si attende un forte incremento degli investimenti anche in Italia.
A livello Europeo, la regina degli investimenti sarà l'industry del Largo Consumo che dovrebbe far salire di un 25% i suoi investimenti complessivi in Rete.
La crescita del budget allocati a Internet andrà a discapito di altri mezzi, tra cui specialmente TV e stampa; circa il 51% del budget verrebbe infatti detratto da allocamenti media finora riservati a mezzi tradizionali.(Di Roberto Venturini)

lunedì 26 febbraio 2007

Instant messaging, la nuova sfida di telcos e web company. A chi il timone?


Grande crescita sul mercato delle comunicazioni per l’instant messaging, fenomeno in continua evoluzione, che sta guadagnando spazi sempre più ampi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una convergenza nel settore dell’Information and Communication Technology, i confini sono diventati sempre più labili e si sono accorciate le distanze tra tlc, media e internet.
Dalla Tv si può accedere al web, come anche dal telefonino, e su internet si può telefonare e guardare la Tv.
Questa contaminazione tecnologica fa felici gli appassionati e consente di fruire di vari servizi da diverse piattaforme.

Prendiamo l’IM, sistema di comunicazione client-server che consente di scambiare in tempo reale frasi e brevi testi sia tra telefonini che tra computer, che nel 2005, nonostante il forte successo degli sms, ha rappresentato una quota pari a 247,9 milioni di euro.
Stando alle previsioni, per il 2010 arriverà a 1,4 miliardi di euro, arrivando a raggiungere 1,5 miliardi di utenti nel 2011.

Davanti al successo di questo tipo di servizi, le telcos e i principali produttori di soluzioni per chat si sono mobilitati, alla ricerca di applicazioni interoperabili.
Come hanno fatto
Microsoft e Yahoo!, rendendo compatibili le loro piattaforme soprattutto per evitare all'utente l'utilizzo di due programmi.
Sulla stessa linea anche
Telefonica, Telecom Italia, Vodafone, T-Mobile e Orange che hanno stretto accordi per unificare le proprie reti.

La competizione sarà agguerrita e porrà inevitabilmente, al di là delle partnership, operatori mobili e web company.
Queste ultime potranno far falere il know-how raggiunto con anni e anni di esperienza.
“…Braccio di ferro tra gli operatori mobili e i fornitori di servizi IM sta diventando sempre più complesso” ha spiegato l’analista Prachi Nema di Visiongain.

Senza dimenticare la necessità di trovare i tempi rapidi il giusto modello di business.
Una soluzione potrebbe essere quella della diversificazione dell’offerta, come propone l’analista Ian Cox, sostenendo che gli operatori potranno introdurre, oltre all’instant messaging, “…servizi come il push-to-talk, i giochi interattivi e la navigazione internet”.

Bisognerà attendere che il mercato imponga tariffe accessibili per chi decide di comunicare attraverso i sistemi di IM. E pare che molto preso,
Wind, 3 Italia (H3G) e Tim a breve annunceranno una flat dedicata esclusivamente alle reti IM.

Secondo alcuni analisti, la scelta ideale sarebbe quella di un modello cooperativo in cui gli operatori, grazie alla forza di marchi web già ampiamente noti, potranno offrire un servizio affidabile e, allo stesso tempo, arrivare a una base utenti molto più vasta di quella che potrebbero raggiungere con un servizio proprietario.
“L’interoperabilità è la chiave di tutto”, ha sottolineato Prachi Nema, notando come sia ormai terminata l’epoca del ‘walled garden’ e come sul lungo periodo gli operatori dovranno rendersi conto che la strada da percorrere è quella della collaborazione e della condivisione, a rischio di ingoiare – all’inizio – qualche boccone amaro.

Ma c’è anche chi, davanti al successo di questi nuovi servizi, sta pensando di debuttare con una soluzione propria che definisce rivoluzionaria.
Si tratta del web site
createmotions.com che annuncia l’imminente arrivo del suo “Always summer”, sul quale si tiene ancora lo stretto riserbo.
L'autore italiano Roberto Della Pasqua ha spiegato che si tratta “…di un progetto completamente auto-finanziato, in corso d'opera da quattro anni”. Dove lo stesso Della Pasqua cura ogni aspetto, dall'ideazione alla realizzazione tecnica, fino all'arte e il disegno.
“…Si immagini – ha detto ancora - un progetto composto attualmente da oltre 30mila oggetti fra documenti di brainstorming, diagrammi e grafici che si traducono in una architettura composta da 300 pezzi e 1 milione di righe di codice”.
Della Pasqua ha precisato che il progetto “…vanta la collaborazione di menti brillanti da tutto il mondo e attualmente è protetto da una decina di brevetti italiani ed internazionali”. Obiettivo, ha concluso, è quello di arrivare a portare “…evoluti metodi di messaggistica nel mercato aziendale e ludico”.
di Raffaella Natale

venerdì 23 febbraio 2007

La Rai farà la web tv e ci scaricheremo montalbano

L'articolo riprodotto su Primaonline.it è un estratto di quello pubblicato nel numero 369, Gennaio 2006, di 'Prima Comunicazione'.

Grazie al contratto di servizio stipulato tra il ministero delle Comunicazioni e la Rai per il triennio 2007-2009 i telespettatori potranno finalmente scaricarsi le puntate di Montalbano e molti altri programmi dal sito web della Rai. Il nuovo contratto contiene infatti un'importante novità: la nuova offerta multimediale (Internet compresa) diventerà ufficialmente per la prima volta la terza tipologia di programmazione Rai in aggiunta all'offerta radio e televisiva. La Rai dovrà produrre e acquistare diritti anche per il digitale terrestre, la tivù via satellite, la tivù via Internet e l'Internet mobile. In particolare dovrà dedicare al web una quota crescente di risorse finanziarie. E la Rai verrà giudicata anche per la qualità dei suoi servizi Internet. Il contratto di servizio impegna insomma il servizio pubblico italiano a seguire le orme della Bbc, che ha un sito tra i migliori e più visitati del mondo e che offre gratis o a pagamento via web i suoi programmi televisivi a chi paga il canone.L'Aiip, Associazione italiana degli Internet provider, ha espresso la sua forte soddisfazione per il nuovo contratto di servizio, sottolineando in particolare il fatto che "questo approccio rappresenta un primo riconoscimento pratico del principio della neutralità della rete". Gli Internet provider alternativi a Telecom Italia sono contenti perché l'offerta dei programmi Rai sarà resa disponibile gratuitamente via Internet senza accordi particolari con il carrier che si limiterà al trasporto dei segnali. Il gestore delle telecomunicazioni sarà completamente 'neutro'. L'Aiip polemizza invece contro "quegli operatori dominanti che vogliono monopolizzare la tivù del futuro, l'iptv (Internet protocol tv), attraverso tariffe differenziate, qualità mediocre, decoder chiusi".Al di là delle battaglie regolamentari che si svolgeranno a Bruxelles e a Roma sulla neutralità della rete, il problema delle prospettive della tivù via Internet è più generale. Si sta profilando una competizione sempre più marcata tra due concezioni diverse - e forse opposte - della televisione del futuro. Da una parte la web tv sponsorizzata dai fornitori di contenuto e dai grandi siti web, dall'altra l'iptv dei gestori di telecomunicazione.Ormai il successo della musica scaricata on line a pagamento ha convinto le major hollywoodiane e i gruppi televisivi a mettere in rete i loro prodotti video. I film e alcuni programmi sono offerti a pagamento, altri programmi contengono pubblicità. Negli Usa si moltiplicano gli annunci degli accordi tra i grandi content provider (major e network) e i maggiori siti web come Google, iTune, Yahoo!, Msn e gli altri siti di social networking frequentati da milioni di visitatori. Grazie alla web tv e agli accessi a banda larga milioni di internauti possono scaricarsi on demand in pochi minuti i programmi preferiti per poi vederseli comodamente sul computer o sul televisore di casa. Questa offerta di web tv è però in parte alternativa a quella iptv che stanno sviluppando i grandi gestori di telecomunicazione negli Usa, in Europa e in Italia. L'offerta di iptv è basata fondamentalmente sui canali e sui programmi forniti dai carrier di tlc grazie agli accordi - eventualmente di esclusiva - con i content provider. Bisognerà vedere chi vincerà sul mercato: se l'offerta 'chiusa' di tivù a pagamento dei carrier, basata sui canali televisivi, o l'offerta di web tv on demand gestita dai fornitori di contenuto. Finora sull'Internet gratuita le offerte aperte hanno sempre vinto; occorre vedere se accadrà anche questa volta nel caso specifico della tivù a pagamento.Rete unica di broadcasting: anche Mediaset ci staLa rete nazionale di broadcasting per la tivù digitale, promossa fortemente dalla Rai, è sempre più vicina. Lo ha confermato Andrea Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset, durante un recente convegno indetto dall'Isimm, l'istituto di studi e di ricerche sulle comunicazioni presieduto da Enrico Manca. Nel seminario di dicembre, intitolato 'Quale futuro per il sistema delle telecomunicazioni italiane ed europee?', Ambrogetti ha annunciato la disponibilità di Mediaset a procedere alla costituzione della rete unica nazionale per la tivù digitale, in pieno accordo con l'intervento che lo ha preceduto di Luca Balestrieri, vice presidente di Rainet, l'Internet company della Rai. Mediaset non ha quindi più come imperativo assoluto il mantenimento della sua rete di trasmissione televisiva. Costruire una rete unica per cederla è diventata una prospettiva di business concreta (anche se ovviamente non facile e scontata) di fronte sia a una minaccia sia a un'opportunità. Rai e Mediaset - già indicate come 'duopoliste congiunte' sulle frequenze da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di Corrado Calabrò - rischiano infatti di perdere nei prossimi anni parte delle loro frequenze. La legge Gentiloni impone a una rete Mediaset e a una Rai di passare al digitale prima dello switch off e di liberare le relative frequenze. Quindi è meglio valorizzare subito l'asset. L'opportunità è che nel futuro le frequenze televisive diventeranno sempre più pregiate perchè, grazie alle tecnologie digitali, non serviranno più a trasmettere solo la tivù ma tutti gli altri servizi di tlc senza fili, come l'accesso a Internet e la voce. Le frequenze televisive valgono fino a 5 euro per spettatore potenziale, ma le frequenze per servizi tlc valgono anche decine di euro per utente raggiungibile. Quindi valorizzare le frequenze cedendole a un carrier di telecomunicazione costituisce un'ottima opportunità.

mercoledì 21 febbraio 2007

GOOGLE CERCA INSERZIONISTI

punta a diventare la piattaforma tecnologica dominante non solo per la pubblicità on line ma per tutti i media, a cominciare dalla stampa. La società di Larry Page e Sergey Brin è notissima per il suo motore di ricerca su Internet; meno conosciuto ma forse più importante è il fatto che Google ha creato un sistema automatico d’asta per la pubblicità che gli frutta miliardi di dollari. Per la precisione Google ha chiuso il 2006 con un fatturato pubblicitario pari a 10,5 miliardi di dollari e un incredibile utile netto – legato proprio alla piattaforma tecnologica per l’asta pubblicitaria – di 3 miliardi. Insomma ha un fatturato pari a circa tre volte quello di Mediaset e un utile che da solo vale all’incirca i ricavi totali del Biscione. Il segreto è nell’asta telematica: il software di Google è non solo in grado di offrire ai migliori offerenti gli spazi pubblicitari legati alle keyword (le parole chiave) di ricerca ma anche di prevedere quali saranno le inserzioni più cliccate, cioè più redditizie per Google (che viene retribuita dal pay per click) e per gli inserzionisti. Il click rate di Google è intorno al 10-20% mentre normalmente nella pubblicità on line è intorno all’1%. Forte di questa tecnologia software e del folto parco clienti, Google ha deciso di mettere a disposizione dei giornali statunitensi il suo mercato elettronico. Ha messo insieme un circuito che comprende colossi come il New York Times, il Chicago Tribune, il Washington Post e la casa editrice Hearst per sperimentare il suo sistema d’asta per i giornali (vedi Prima n. 368, pag. 168); se l’esperimento sarà positivo, proporrà il suo mercato elettronico a livello internazionale. L’obiettivo è di ampliare il mercato: i giornali avranno più pubblicità – soprattutto locale e di aziende minori che già utilizzano Google – e riempiranno tutti gli spazi vuoti, mentre Google tratterrà una percentuale stimata a regime intorno al 20%. Aggregando decine di migliaia di inserzionisti, Google potrà ottenere prezzi scontati, mentre i giornali acquisteranno dei nuovi inserzionisti che altrimenti non potrebbero raggiungere. Insomma, se l’esperimento andrà bene, i giornali americani si affideranno proprio al loro rivale per invertire la tendenza del declino della pubblicità e delle copie vendute. Pare però che Gannett, McClatchy e Tribune stiano anche pensando di consorziare la loro raccolta pubblicitaria on line per contrastare lo strapotere di Google