venerdì 23 febbraio 2007

La Rai farà la web tv e ci scaricheremo montalbano

L'articolo riprodotto su Primaonline.it è un estratto di quello pubblicato nel numero 369, Gennaio 2006, di 'Prima Comunicazione'.

Grazie al contratto di servizio stipulato tra il ministero delle Comunicazioni e la Rai per il triennio 2007-2009 i telespettatori potranno finalmente scaricarsi le puntate di Montalbano e molti altri programmi dal sito web della Rai. Il nuovo contratto contiene infatti un'importante novità: la nuova offerta multimediale (Internet compresa) diventerà ufficialmente per la prima volta la terza tipologia di programmazione Rai in aggiunta all'offerta radio e televisiva. La Rai dovrà produrre e acquistare diritti anche per il digitale terrestre, la tivù via satellite, la tivù via Internet e l'Internet mobile. In particolare dovrà dedicare al web una quota crescente di risorse finanziarie. E la Rai verrà giudicata anche per la qualità dei suoi servizi Internet. Il contratto di servizio impegna insomma il servizio pubblico italiano a seguire le orme della Bbc, che ha un sito tra i migliori e più visitati del mondo e che offre gratis o a pagamento via web i suoi programmi televisivi a chi paga il canone.L'Aiip, Associazione italiana degli Internet provider, ha espresso la sua forte soddisfazione per il nuovo contratto di servizio, sottolineando in particolare il fatto che "questo approccio rappresenta un primo riconoscimento pratico del principio della neutralità della rete". Gli Internet provider alternativi a Telecom Italia sono contenti perché l'offerta dei programmi Rai sarà resa disponibile gratuitamente via Internet senza accordi particolari con il carrier che si limiterà al trasporto dei segnali. Il gestore delle telecomunicazioni sarà completamente 'neutro'. L'Aiip polemizza invece contro "quegli operatori dominanti che vogliono monopolizzare la tivù del futuro, l'iptv (Internet protocol tv), attraverso tariffe differenziate, qualità mediocre, decoder chiusi".Al di là delle battaglie regolamentari che si svolgeranno a Bruxelles e a Roma sulla neutralità della rete, il problema delle prospettive della tivù via Internet è più generale. Si sta profilando una competizione sempre più marcata tra due concezioni diverse - e forse opposte - della televisione del futuro. Da una parte la web tv sponsorizzata dai fornitori di contenuto e dai grandi siti web, dall'altra l'iptv dei gestori di telecomunicazione.Ormai il successo della musica scaricata on line a pagamento ha convinto le major hollywoodiane e i gruppi televisivi a mettere in rete i loro prodotti video. I film e alcuni programmi sono offerti a pagamento, altri programmi contengono pubblicità. Negli Usa si moltiplicano gli annunci degli accordi tra i grandi content provider (major e network) e i maggiori siti web come Google, iTune, Yahoo!, Msn e gli altri siti di social networking frequentati da milioni di visitatori. Grazie alla web tv e agli accessi a banda larga milioni di internauti possono scaricarsi on demand in pochi minuti i programmi preferiti per poi vederseli comodamente sul computer o sul televisore di casa. Questa offerta di web tv è però in parte alternativa a quella iptv che stanno sviluppando i grandi gestori di telecomunicazione negli Usa, in Europa e in Italia. L'offerta di iptv è basata fondamentalmente sui canali e sui programmi forniti dai carrier di tlc grazie agli accordi - eventualmente di esclusiva - con i content provider. Bisognerà vedere chi vincerà sul mercato: se l'offerta 'chiusa' di tivù a pagamento dei carrier, basata sui canali televisivi, o l'offerta di web tv on demand gestita dai fornitori di contenuto. Finora sull'Internet gratuita le offerte aperte hanno sempre vinto; occorre vedere se accadrà anche questa volta nel caso specifico della tivù a pagamento.Rete unica di broadcasting: anche Mediaset ci staLa rete nazionale di broadcasting per la tivù digitale, promossa fortemente dalla Rai, è sempre più vicina. Lo ha confermato Andrea Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset, durante un recente convegno indetto dall'Isimm, l'istituto di studi e di ricerche sulle comunicazioni presieduto da Enrico Manca. Nel seminario di dicembre, intitolato 'Quale futuro per il sistema delle telecomunicazioni italiane ed europee?', Ambrogetti ha annunciato la disponibilità di Mediaset a procedere alla costituzione della rete unica nazionale per la tivù digitale, in pieno accordo con l'intervento che lo ha preceduto di Luca Balestrieri, vice presidente di Rainet, l'Internet company della Rai. Mediaset non ha quindi più come imperativo assoluto il mantenimento della sua rete di trasmissione televisiva. Costruire una rete unica per cederla è diventata una prospettiva di business concreta (anche se ovviamente non facile e scontata) di fronte sia a una minaccia sia a un'opportunità. Rai e Mediaset - già indicate come 'duopoliste congiunte' sulle frequenze da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di Corrado Calabrò - rischiano infatti di perdere nei prossimi anni parte delle loro frequenze. La legge Gentiloni impone a una rete Mediaset e a una Rai di passare al digitale prima dello switch off e di liberare le relative frequenze. Quindi è meglio valorizzare subito l'asset. L'opportunità è che nel futuro le frequenze televisive diventeranno sempre più pregiate perchè, grazie alle tecnologie digitali, non serviranno più a trasmettere solo la tivù ma tutti gli altri servizi di tlc senza fili, come l'accesso a Internet e la voce. Le frequenze televisive valgono fino a 5 euro per spettatore potenziale, ma le frequenze per servizi tlc valgono anche decine di euro per utente raggiungibile. Quindi valorizzare le frequenze cedendole a un carrier di telecomunicazione costituisce un'ottima opportunità.

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